Autore: admin
Guarda il video e saprai cosa pensa il neo Ministro della scuola italiana
Guarda il video e saprai cosa pensa il neo Ministro della scuola italiana
A nostra memoria mai un governo è stato sfiduciato nelle piazze con tanta rapidità. Che le caratteristiche aziendali e ultra-liberiste del governo Monti siano cristalline lo hanno dimostrato oggi in piazza oltre centomila studenti e lavoratori/trici COBAS e CUB in sciopero generale, che hanno manifestato in più di 60 città. La partecipazione ai cortei è …
A nostra memoria mai un governo è stato sfiduciato nelle piazze con tanta rapidità. Che le caratteristiche aziendali e ultra-liberiste del governo Monti siano cristalline lo hanno dimostrato oggi in piazza oltre centomila studenti e lavoratori/trici COBAS e CUB in sciopero generale, che hanno manifestato in più di 60 città. La partecipazione ai cortei è …
A nostra memoria mai un governo è stato sfiduciato nelle piazze con tanta rapidità. Che le caratteristiche aziendali e ultra-liberiste del governo Monti siano cristalline lo hanno dimostrato oggi in piazza oltre centomila studenti e lavoratori/trici COBAS e CUB in sciopero generale, che hanno manifestato in più di 60 città. La partecipazione ai cortei è …
Per spiegare il pensiero del neo presidente del Consiglio italiano, fortemente voluto dal centro Sinistra (!!) e “salutato” da molti italiani come il “Salvatore della patria”, non è necessario scrivere un volantino: basta leggere un suo editoriale scritto sul “Corriere della Sera” il 02/01/2011. Buona lettura e ognuno/a tragga le proprie conclusioni.
Arrivederci al prossimo Governo di destra!!!!
Esistono in Italia due illusionismi. Essi sono riconducibili, sia detto senza alcuna ironia, alla dottrina di Karl Marx e alla personalità di Silvio Berlusconi.
Marx ha alimentato a lungo un sogno sul futuro: la classe operaia un giorno avrebbe vinto il capitalismo e avrebbe governato come classe egemone in un sistema più equo. Fallito quel sogno, in quasi tutti i Paesi le rappresentanze della classe operaia e delle nuove fasce deboli hanno modificato le loro azioni e rivendicazioni, ispirandole all’ esigenza di tutelare al meglio e pragmaticamente tali interessi nel contesto di economie di mercato che devono affermarsi nella competizione internazionale. Solo così possono creare lo spazio per dosi maggiori di socialità (adeguati servizi sociali, sistema fiscale redistributivo, ecc.) che, per essere effettivamente conquistate, richiederanno appunto quelle azioni e rivendicazioni.
In Italia, data la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale, si è protratta più a lungo, in una parte dell’ opinione pubblica e della classe dirigente, la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica, fondata su ciò che può essere ottenuto, anche con durezza ma in modo sostenibile, cioè nel vincolo della competitività.
Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L’abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.
Ma in molti altri casi, basta pensare alle libere professioni, il potere delle corporazioni ha impedito che le riforme andassero in porto o addirittura venissero intraprese. E lì non si tratta di tenaci fiammelle rivendicative fuori tempo (ma che almeno vorrebbero tutelare fasce deboli della società), bensì di corposi interessi privilegiati che, pur di non lasciar toccare le loro rendite, manovrano un polo contro l’altro: veri beneficiari del bipolarismo italiano!
Se Marx ha alimentato un sogno sul futuro, del quale in Italia sopravvivono tracce significative, Berlusconi ha fatto di più. Egli è riuscito ad alimentare, in moltissimi italiani, un sogno sul presente, per il quale la verifica sulla realtà dovrebbe essere più facile. Molti credono che oggi, in Italia, ci sia davvero un pericolo comunista (non solo quell’eredità di cui si è detto sopra, che ostacola le riforme). Molti credono che i governi Berlusconi abbiano davvero portato una rivoluzione liberale (come avevo sperato anch’io, incoraggiandolo da queste colonne ad un «Liberismo disciplinato e rigoroso», 8 maggio 1994).
Soprattutto, di fronte al magnetismo comunicativo del premier, molti credono che l’Italia — oltre ad avere, anche per merito del governo, riportato indubbiamente meno danni di altri Paesi dalla crisi finanziaria — davvero non abbia gravi problemi strutturali irrisolti, anche per insufficienze di questo e dei precedenti governi.
Ma, come ha detto il presidente Napolitano, «non possiamo consentirci il lusso di discorsi rassicuranti, di rappresentazioni convenzionali del nostro lieto vivere collettivo». L’illusionismo berlusconiano non fa sentire al Paese la necessità delle riforme, che comunque l’illusionismo marxiano e il cinismo delle corporazioni provvedono a rendere più difficili. Eppure, la riforma dell’università e la riforma della contrattazione indicano la strada, mostrano che è possibile percorrerla. Se si procederà così, le gravi tare dell’Italia elencate da Ernesto Galli della Loggia (Corriere, 30 dicembre) potranno essere rimosse in cinque o dieci anni, senza cedere al «disperato qualunquismo».
Mario Monti
02 gennaio 2011
SCIOPERO GENERALE IL 17 NOVEMBRE
IN PIAZZA LAVORATORI E STUDENTI
TORINO – PIAZZA ARBARELLO ORE 9,30
Per spiegare il pensiero del neo presidente del Consiglio italiano, fortemente voluto dal centro Sinistra (!!) e “salutato” da molti italiani come il “Salvatore della patria”, non è necessario scrivere un volantino: basta leggere un suo editoriale scritto sul “Corriere della Sera” il 02/01/2011. Buona lettura e ognuno/a tragga le proprie conclusioni.
Arrivederci al prossimo Governo di destra!!!!
Esistono in Italia due illusionismi. Essi sono riconducibili, sia detto senza alcuna ironia, alla dottrina di Karl Marx e alla personalità di Silvio Berlusconi.
Marx ha alimentato a lungo un sogno sul futuro: la classe operaia un giorno avrebbe vinto il capitalismo e avrebbe governato come classe egemone in un sistema più equo. Fallito quel sogno, in quasi tutti i Paesi le rappresentanze della classe operaia e delle nuove fasce deboli hanno modificato le loro azioni e rivendicazioni, ispirandole all’ esigenza di tutelare al meglio e pragmaticamente tali interessi nel contesto di economie di mercato che devono affermarsi nella competizione internazionale. Solo così possono creare lo spazio per dosi maggiori di socialità (adeguati servizi sociali, sistema fiscale redistributivo, ecc.) che, per essere effettivamente conquistate, richiederanno appunto quelle azioni e rivendicazioni.
In Italia, data la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale, si è protratta più a lungo, in una parte dell’ opinione pubblica e della classe dirigente, la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica, fondata su ciò che può essere ottenuto, anche con durezza ma in modo sostenibile, cioè nel vincolo della competitività.
Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L’abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.
Ma in molti altri casi, basta pensare alle libere professioni, il potere delle corporazioni ha impedito che le riforme andassero in porto o addirittura venissero intraprese. E lì non si tratta di tenaci fiammelle rivendicative fuori tempo (ma che almeno vorrebbero tutelare fasce deboli della società), bensì di corposi interessi privilegiati che, pur di non lasciar toccare le loro rendite, manovrano un polo contro l’altro: veri beneficiari del bipolarismo italiano!
Se Marx ha alimentato un sogno sul futuro, del quale in Italia sopravvivono tracce significative, Berlusconi ha fatto di più. Egli è riuscito ad alimentare, in moltissimi italiani, un sogno sul presente, per il quale la verifica sulla realtà dovrebbe essere più facile. Molti credono che oggi, in Italia, ci sia davvero un pericolo comunista (non solo quell’eredità di cui si è detto sopra, che ostacola le riforme). Molti credono che i governi Berlusconi abbiano davvero portato una rivoluzione liberale (come avevo sperato anch’io, incoraggiandolo da queste colonne ad un «Liberismo disciplinato e rigoroso», 8 maggio 1994).
Soprattutto, di fronte al magnetismo comunicativo del premier, molti credono che l’Italia — oltre ad avere, anche per merito del governo, riportato indubbiamente meno danni di altri Paesi dalla crisi finanziaria — davvero non abbia gravi problemi strutturali irrisolti, anche per insufficienze di questo e dei precedenti governi.
Ma, come ha detto il presidente Napolitano, «non possiamo consentirci il lusso di discorsi rassicuranti, di rappresentazioni convenzionali del nostro lieto vivere collettivo». L’illusionismo berlusconiano non fa sentire al Paese la necessità delle riforme, che comunque l’illusionismo marxiano e il cinismo delle corporazioni provvedono a rendere più difficili. Eppure, la riforma dell’università e la riforma della contrattazione indicano la strada, mostrano che è possibile percorrerla. Se si procederà così, le gravi tare dell’Italia elencate da Ernesto Galli della Loggia (Corriere, 30 dicembre) potranno essere rimosse in cinque o dieci anni, senza cedere al «disperato qualunquismo».
Mario Monti
02 gennaio 2011
SCIOPERO GENERALE IL 17 NOVEMBRE
IN PIAZZA LAVORATORI E STUDENTI
TORINO – PIAZZA ARBARELLO ORE 9,30
Per spiegare il pensiero del neo presidente del Consiglio italiano, fortemente voluto dal centro Sinistra (!!) e “salutato” da molti italiani come il “Salvatore della patria”, non è necessario scrivere un volantino: basta leggere un suo editoriale scritto sul “Corriere della Sera” il 02/01/2011. Buona lettura e ognuno/a tragga le proprie conclusioni.
Arrivederci al prossimo Governo di destra!!!!
Esistono in Italia due illusionismi. Essi sono riconducibili, sia detto senza alcuna ironia, alla dottrina di Karl Marx e alla personalità di Silvio Berlusconi.
Marx ha alimentato a lungo un sogno sul futuro: la classe operaia un giorno avrebbe vinto il capitalismo e avrebbe governato come classe egemone in un sistema più equo. Fallito quel sogno, in quasi tutti i Paesi le rappresentanze della classe operaia e delle nuove fasce deboli hanno modificato le loro azioni e rivendicazioni, ispirandole all’ esigenza di tutelare al meglio e pragmaticamente tali interessi nel contesto di economie di mercato che devono affermarsi nella competizione internazionale. Solo così possono creare lo spazio per dosi maggiori di socialità (adeguati servizi sociali, sistema fiscale redistributivo, ecc.) che, per essere effettivamente conquistate, richiederanno appunto quelle azioni e rivendicazioni.
In Italia, data la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale, si è protratta più a lungo, in una parte dell’ opinione pubblica e della classe dirigente, la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica, fondata su ciò che può essere ottenuto, anche con durezza ma in modo sostenibile, cioè nel vincolo della competitività.
Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L’abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.
Ma in molti altri casi, basta pensare alle libere professioni, il potere delle corporazioni ha impedito che le riforme andassero in porto o addirittura venissero intraprese. E lì non si tratta di tenaci fiammelle rivendicative fuori tempo (ma che almeno vorrebbero tutelare fasce deboli della società), bensì di corposi interessi privilegiati che, pur di non lasciar toccare le loro rendite, manovrano un polo contro l’altro: veri beneficiari del bipolarismo italiano!
Se Marx ha alimentato un sogno sul futuro, del quale in Italia sopravvivono tracce significative, Berlusconi ha fatto di più. Egli è riuscito ad alimentare, in moltissimi italiani, un sogno sul presente, per il quale la verifica sulla realtà dovrebbe essere più facile. Molti credono che oggi, in Italia, ci sia davvero un pericolo comunista (non solo quell’eredità di cui si è detto sopra, che ostacola le riforme). Molti credono che i governi Berlusconi abbiano davvero portato una rivoluzione liberale (come avevo sperato anch’io, incoraggiandolo da queste colonne ad un «Liberismo disciplinato e rigoroso», 8 maggio 1994).
Soprattutto, di fronte al magnetismo comunicativo del premier, molti credono che l’Italia — oltre ad avere, anche per merito del governo, riportato indubbiamente meno danni di altri Paesi dalla crisi finanziaria — davvero non abbia gravi problemi strutturali irrisolti, anche per insufficienze di questo e dei precedenti governi.
Ma, come ha detto il presidente Napolitano, «non possiamo consentirci il lusso di discorsi rassicuranti, di rappresentazioni convenzionali del nostro lieto vivere collettivo». L’illusionismo berlusconiano non fa sentire al Paese la necessità delle riforme, che comunque l’illusionismo marxiano e il cinismo delle corporazioni provvedono a rendere più difficili. Eppure, la riforma dell’università e la riforma della contrattazione indicano la strada, mostrano che è possibile percorrerla. Se si procederà così, le gravi tare dell’Italia elencate da Ernesto Galli della Loggia (Corriere, 30 dicembre) potranno essere rimosse in cinque o dieci anni, senza cedere al «disperato qualunquismo».
Mario Monti
02 gennaio 2011
SCIOPERO GENERALE IL 17 NOVEMBRE
IN PIAZZA LAVORATORI E STUDENTI
TORINO – PIAZZA ARBARELLO ORE 9,30
Per spiegare il pensiero del neo presidente del Consiglio italiano, fortemente voluto dal centro Sinistra (!!) e “salutato” da molti italiani come il “Salvatore della patria”, non è necessario scrivere un volantino: basta leggere un suo editoriale scritto sul “Corriere della Sera” il 02/01/2011. Buona lettura e ognuno/a tragga le proprie conclusioni.
Arrivederci al prossimo Governo di destra!!!!
Esistono in Italia due illusionismi. Essi sono riconducibili, sia detto senza alcuna ironia, alla dottrina di Karl Marx e alla personalità di Silvio Berlusconi.
Marx ha alimentato a lungo un sogno sul futuro: la classe operaia un giorno avrebbe vinto il capitalismo e avrebbe governato come classe egemone in un sistema più equo. Fallito quel sogno, in quasi tutti i Paesi le rappresentanze della classe operaia e delle nuove fasce deboli hanno modificato le loro azioni e rivendicazioni, ispirandole all’ esigenza di tutelare al meglio e pragmaticamente tali interessi nel contesto di economie di mercato che devono affermarsi nella competizione internazionale. Solo così possono creare lo spazio per dosi maggiori di socialità (adeguati servizi sociali, sistema fiscale redistributivo, ecc.) che, per essere effettivamente conquistate, richiederanno appunto quelle azioni e rivendicazioni.
In Italia, data la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale, si è protratta più a lungo, in una parte dell’ opinione pubblica e della classe dirigente, la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica, fondata su ciò che può essere ottenuto, anche con durezza ma in modo sostenibile, cioè nel vincolo della competitività.
Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L’abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.
Ma in molti altri casi, basta pensare alle libere professioni, il potere delle corporazioni ha impedito che le riforme andassero in porto o addirittura venissero intraprese. E lì non si tratta di tenaci fiammelle rivendicative fuori tempo (ma che almeno vorrebbero tutelare fasce deboli della società), bensì di corposi interessi privilegiati che, pur di non lasciar toccare le loro rendite, manovrano un polo contro l’altro: veri beneficiari del bipolarismo italiano!
Se Marx ha alimentato un sogno sul futuro, del quale in Italia sopravvivono tracce significative, Berlusconi ha fatto di più. Egli è riuscito ad alimentare, in moltissimi italiani, un sogno sul presente, per il quale la verifica sulla realtà dovrebbe essere più facile. Molti credono che oggi, in Italia, ci sia davvero un pericolo comunista (non solo quell’eredità di cui si è detto sopra, che ostacola le riforme). Molti credono che i governi Berlusconi abbiano davvero portato una rivoluzione liberale (come avevo sperato anch’io, incoraggiandolo da queste colonne ad un «Liberismo disciplinato e rigoroso», 8 maggio 1994).
Soprattutto, di fronte al magnetismo comunicativo del premier, molti credono che l’Italia — oltre ad avere, anche per merito del governo, riportato indubbiamente meno danni di altri Paesi dalla crisi finanziaria — davvero non abbia gravi problemi strutturali irrisolti, anche per insufficienze di questo e dei precedenti governi.
Ma, come ha detto il presidente Napolitano, «non possiamo consentirci il lusso di discorsi rassicuranti, di rappresentazioni convenzionali del nostro lieto vivere collettivo». L’illusionismo berlusconiano non fa sentire al Paese la necessità delle riforme, che comunque l’illusionismo marxiano e il cinismo delle corporazioni provvedono a rendere più difficili. Eppure, la riforma dell’università e la riforma della contrattazione indicano la strada, mostrano che è possibile percorrerla. Se si procederà così, le gravi tare dell’Italia elencate da Ernesto Galli della Loggia (Corriere, 30 dicembre) potranno essere rimosse in cinque o dieci anni, senza cedere al «disperato qualunquismo».
Mario Monti
02 gennaio 2011
SCIOPERO GENERALE IL 17 NOVEMBRE
IN PIAZZA LAVORATORI E STUDENTI
TORINO – PIAZZA ARBARELLO ORE 9,30
Scadenza presentazione domande:15 dicembre 2011 La scelta delle 30 scuole, nelle quali si chiede di poter effettuare le supplenze, avverrà utilizzando le istanze on-line sul sito del MIUR con l’accreditamento, per la registrazione ad istanze on-line o il ripristino delle utenze l’inserimento del modello di scelta delle scuole che sarà possibile fino alle ore 14 …
Scadenza presentazione domande:15 dicembre 2011 La scelta delle 30 scuole, nelle quali si chiede di poter effettuare le supplenze, avverrà utilizzando le istanze on-line sul sito del MIUR con l’accreditamento, per la registrazione ad istanze on-line o il ripristino delle utenze l’inserimento del modello di scelta delle scuole che sarà possibile fino alle ore 14 …
Pubblicati i prospetti analitici delle nomine a tempo indeterminato conferite sia da Concorso Ordinario sia da Graduatoria ad Esaurimento nonché il prospetto riepilogativo dell’ultima posizione raggiunta. Scuola Superiore a.s. 2011/2012 Scarica prospetto
Pubblicati i prospetti analitici delle nomine a tempo indeterminato conferite sia da Concorso Ordinario sia da Graduatoria ad Esaurimento nonché il prospetto riepilogativo dell’ultima posizione raggiunta. Scuola Superiore a.s. 2011/2012 Scarica prospetto
Le pre-dimissioni del governo Berlusconi, le risposte della sedicente opposizione parlamentare e gli ulteriori interventi delle autorità della UE rendono ancora più urgente la mobilitazione generale contro la “manovraccia” anti-popolare in arrivo. Alla decisione furbesca di Berlusconi di condizionare il suo ritiro all’approvazione della “manovraccia” entro il mese, il centrosinistra ha replicato con le parole di Franceschini a nome di tutta l’”opposizione”: “Offriamo la nostra disponibilità a fare in modo che la legge di stabilità ottenga il via libera in questa settimana e siamo disposti a lavorare anche sabato e domenica per consentire l’approvazione entro tali tempi, perché non si può perdere neanche un’ora”. Nel contempo il Commissario europeo agli Affari economici ha inviato ben 39 punti per richiedere ulteriori massacri sociali allo schieramento antipopolare bipartisan che si sta creando. Si conferma che il centrosinistra non voleva cacciare Berlusconi per impedirne le politiche antisociali, ma casomai per accelerarle e intensificarle. Insieme voteranno la libertà di licenziamento, il trasferimento coatto di dipendenti pubblici, l’annullamento dei contratti nazionali, il peggioramento ulteriore delle pensioni, la cancellazione dei referendum di giugno, la svendita del patrimonio naturale e artistico, confermando in più per l’intero Pubblico Impiego il blocco dei contratti fino al 2014 e per la scuola anche degli scatti di anzianità, oltre alla retribuzione dei docenti e al finanziamento alle scuole in base ai grotteschi quiz Invalsi e ad un ulteriore massacro degli organici.
LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA E DA CHI CI SI ARRICCHISCE.
Neppure una traccia, da parte della casta bipartisan, di un qualsiasi provvedimento che faccia pagare la crisi a coloro che si sono arricchiti anche in questi anni! Eppure, visto che il 10% degli italiani/e possiede circa il 55% della ricchezza nazionale e un patrimonio intorno ai 5000 miliardi, basterebbe una tassa di un 1% per avere 50 miliardi l’anno; e con una evasione fiscale tra i 300 e i 400 miliardi annui, un taglio, fosse pure del 20%, darebbe altri 70 miliardi. La corruzione nelle strutture pubbliche divora circa 200 miliardi annui: già eliminandola al 20%, otterremmo 40 miliardi; e riducendo le “pensioni d’oro”, cancellando le missioni di guerra e tagliando le spese militari altre decine di miliardi l’anno. Tali provvedimenti fornirebbero oltre 200 miliardi annui non solo per aggiustare il bilancio ma per salari e pensioni adeguati, investimenti nell’istruzione e nella sanità, nei servizi sociali, nella tutela del patrimonio naturale (il disastro di Genova ne conferma l’urgenza) ed artistico; per porre fine alla precarietà e garantire un reddito minimo per tutti/e.
I COBAS, insieme alla CUB, riconfermano con forza lo sciopero dell’intera giornata di tutti i lavoratori/trici dipendenti pubblici e privati il 17 novembre, giornata mondiale di lotta degli studenti e ottima occasione per essere in piazza insieme a loro contro lo scempio sociale che centrodestra e centrosinistra vogliono imporre con la “manovraccia” bipartisan.
Le pre-dimissioni del governo Berlusconi, le risposte della sedicente opposizione parlamentare e gli ulteriori interventi delle autorità della UE rendono ancora più urgente la mobilitazione generale contro la “manovraccia” anti-popolare in arrivo. Alla decisione furbesca di Berlusconi di condizionare il suo ritiro all’approvazione della “manovraccia” entro il mese, il centrosinistra ha replicato con le parole di Franceschini a nome di tutta l’”opposizione”: “Offriamo la nostra disponibilità a fare in modo che la legge di stabilità ottenga il via libera in questa settimana e siamo disposti a lavorare anche sabato e domenica per consentire l’approvazione entro tali tempi, perché non si può perdere neanche un’ora”. Nel contempo il Commissario europeo agli Affari economici ha inviato ben 39 punti per richiedere ulteriori massacri sociali allo schieramento antipopolare bipartisan che si sta creando. Si conferma che il centrosinistra non voleva cacciare Berlusconi per impedirne le politiche antisociali, ma casomai per accelerarle e intensificarle. Insieme voteranno la libertà di licenziamento, il trasferimento coatto di dipendenti pubblici, l’annullamento dei contratti nazionali, il peggioramento ulteriore delle pensioni, la cancellazione dei referendum di giugno, la svendita del patrimonio naturale e artistico, confermando in più per l’intero Pubblico Impiego il blocco dei contratti fino al 2014 e per la scuola anche degli scatti di anzianità, oltre alla retribuzione dei docenti e al finanziamento alle scuole in base ai grotteschi quiz Invalsi e ad un ulteriore massacro degli organici.
LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA E DA CHI CI SI ARRICCHISCE.
Neppure una traccia, da parte della casta bipartisan, di un qualsiasi provvedimento che faccia pagare la crisi a coloro che si sono arricchiti anche in questi anni! Eppure, visto che il 10% degli italiani/e possiede circa il 55% della ricchezza nazionale e un patrimonio intorno ai 5000 miliardi, basterebbe una tassa di un 1% per avere 50 miliardi l’anno; e con una evasione fiscale tra i 300 e i 400 miliardi annui, un taglio, fosse pure del 20%, darebbe altri 70 miliardi. La corruzione nelle strutture pubbliche divora circa 200 miliardi annui: già eliminandola al 20%, otterremmo 40 miliardi; e riducendo le “pensioni d’oro”, cancellando le missioni di guerra e tagliando le spese militari altre decine di miliardi l’anno. Tali provvedimenti fornirebbero oltre 200 miliardi annui non solo per aggiustare il bilancio ma per salari e pensioni adeguati, investimenti nell’istruzione e nella sanità, nei servizi sociali, nella tutela del patrimonio naturale (il disastro di Genova ne conferma l’urgenza) ed artistico; per porre fine alla precarietà e garantire un reddito minimo per tutti/e.
I COBAS, insieme alla CUB, riconfermano con forza lo sciopero dell’intera giornata di tutti i lavoratori/trici dipendenti pubblici e privati il 17 novembre, giornata mondiale di lotta degli studenti e ottima occasione per essere in piazza insieme a loro contro lo scempio sociale che centrodestra e centrosinistra vogliono imporre con la “manovraccia” bipartisan.
Le pre-dimissioni del governo Berlusconi, le risposte della sedicente opposizione parlamentare e gli ulteriori interventi delle autorità della UE rendono ancora più urgente la mobilitazione generale contro la “manovraccia” anti-popolare in arrivo. Alla decisione furbesca di Berlusconi di condizionare il suo ritiro all’approvazione della “manovraccia” entro il mese, il centrosinistra ha replicato con le parole di Franceschini a nome di tutta l’”opposizione”: “Offriamo la nostra disponibilità a fare in modo che la legge di stabilità ottenga il via libera in questa settimana e siamo disposti a lavorare anche sabato e domenica per consentire l’approvazione entro tali tempi, perché non si può perdere neanche un’ora”. Nel contempo il Commissario europeo agli Affari economici ha inviato ben 39 punti per richiedere ulteriori massacri sociali allo schieramento antipopolare bipartisan che si sta creando. Si conferma che il centrosinistra non voleva cacciare Berlusconi per impedirne le politiche antisociali, ma casomai per accelerarle e intensificarle. Insieme voteranno la libertà di licenziamento, il trasferimento coatto di dipendenti pubblici, l’annullamento dei contratti nazionali, il peggioramento ulteriore delle pensioni, la cancellazione dei referendum di giugno, la svendita del patrimonio naturale e artistico, confermando in più per l’intero Pubblico Impiego il blocco dei contratti fino al 2014 e per la scuola anche degli scatti di anzianità, oltre alla retribuzione dei docenti e al finanziamento alle scuole in base ai grotteschi quiz Invalsi e ad un ulteriore massacro degli organici.
LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA E DA CHI CI SI ARRICCHISCE.
Neppure una traccia, da parte della casta bipartisan, di un qualsiasi provvedimento che faccia pagare la crisi a coloro che si sono arricchiti anche in questi anni! Eppure, visto che il 10% degli italiani/e possiede circa il 55% della ricchezza nazionale e un patrimonio intorno ai 5000 miliardi, basterebbe una tassa di un 1% per avere 50 miliardi l’anno; e con una evasione fiscale tra i 300 e i 400 miliardi annui, un taglio, fosse pure del 20%, darebbe altri 70 miliardi. La corruzione nelle strutture pubbliche divora circa 200 miliardi annui: già eliminandola al 20%, otterremmo 40 miliardi; e riducendo le “pensioni d’oro”, cancellando le missioni di guerra e tagliando le spese militari altre decine di miliardi l’anno. Tali provvedimenti fornirebbero oltre 200 miliardi annui non solo per aggiustare il bilancio ma per salari e pensioni adeguati, investimenti nell’istruzione e nella sanità, nei servizi sociali, nella tutela del patrimonio naturale (il disastro di Genova ne conferma l’urgenza) ed artistico; per porre fine alla precarietà e garantire un reddito minimo per tutti/e.
I COBAS, insieme alla CUB, riconfermano con forza lo sciopero dell’intera giornata di tutti i lavoratori/trici dipendenti pubblici e privati il 17 novembre, giornata mondiale di lotta degli studenti e ottima occasione per essere in piazza insieme a loro contro lo scempio sociale che centrodestra e centrosinistra vogliono imporre con la “manovraccia” bipartisan.