Nonostante le 8 procedure concorsuali fatte negli ultimi tre anni, alcune delle quali non ancora concluse, a fronte di un contingente di 94.130 posti autorizzati dal MEF per le assunzioni a tempo indeterminato del personale docente, quest’anno si è riusciti a coprirne solo 42.979. Le 51.151 cattedre rimanenti non sono in realtà rimaste vuote, ma sono state assegnate, come ogni anno, a docenti precariə facendo arrivare a 217.693, secondo i dati forniti dal MIM alla data del 5 novembre 2022, il totale dei posti dati a supplenza. Ciò significa è precario che il 25% dei docenti.
Per rispettare gli impegni presi nel PNRR si dovranno adesso assumere 70 mila insegnanti entro il 2024. Ma di che cosa stiamo parlando? Se anche andassero in porto tutte le assunzioni richieste dall’Europa entro settembre, rimarrebbero scoperti i 2 / 3 delle cattedre. È evidente che i conti non tornano.
In attesa che la legge 79/2022 (riforma Bianchi) diventi effettiva, per provare a “limitare il ricorso al precariato”, senza avanzare nessuna pretesa di risoluzione, il governo si trova adesso costretto a dover predisporre l’ennesima fase transitoria. Ancora una volta ci troviamo ad assistere alla messa in campo di misure emergenziali quando si tratta di curare una malattia cronica, per non dire strutturale.
La bozza del decreto PA approvata nel Consiglio dei Ministri lo scorso 6 aprile – di cui si aspetta la pubblicazione in GU ma che non è ancora possibile leggere su canali ufficiali – delinea le modalità con cui il governo dovrebbe riuscire a conseguire l’obiettivo di 70 mila assunzioni entro il 2024.
Dopo l’insuccesso dei concorsi passati, per i posti comuni si prevede lo straordinario ter, che potrebbe riuscire ad essere addirittura peggiore di quelli che lo hanno preceduto. Il concorso, che sembra potrebbe riguardare anche infanzia e primaria, secondo quanto è possibile leggere sul sito del MIM infatti vede la piena equiparazione tra lo svolgimento di almeno 3 anni di servizio e il possesso dei 24 CFU, che rientrano in gioco dopo essere stati congelati alla data del 31 ottobre del 2022. Praticamente lo Stato sta affermando che aver lavorato tre anni nella scuola sia come aver acquistato un pacchetto di crediti dalle varie università.
Per quanto riguarda il sostegno si tratterebbe poi di proseguire nelle assunzioni di specializzatə, in coda a quelle da GAE e da concorsi, dalle GPS, comprensive degli elenchi aggiuntivi che si stanno definendo in questi giorni. Se dovessero rimanere ancora posti si procederà ad una mini call veloce. Secondo le prime stime le assunzioni da Gps sostegno si aggirerebbero intorno alle 19 mila unità. C’è inoltre da sottolineare che i contratti verrebbero inizialmente stipulati a tempo determinato, almeno fino al superamento delle prove finali. Il provvedimento, ad ogni modo, costituisce un passo indietro oltre che una mancata occasione: le assunzioni ex articolo 59, infatti, verrebbero così limitate solo al sostegno, mentre fino all’anno scorso erano state previste anche per gli abilitati su posto comune. Sarebbe stato opportuno, al contrario, estenderle anche alla seconda fascia.
La varietà di procedure pensate (concorso straordinario, scorrimento GPS, ricorso alla call veloce…) conferma ancora una volta l’inefficacia di operare le assunzioni soltanto tramite concorso. Ma soprattutto non tiene conto della realtà.
Tutte le proposte attualmente in campo non sono che toppe per tamponare la situazione problematica del reclutamento, ma in modo temporaneo e senza alcuna lungimiranza. Nonostante le assunzioni continueremo ad avere insegnanti che ogni anno riempiranno i buchi lasciati scoperti dall’inefficienza dei governi e che, con il loro lavoro, permetteranno l’apertura delle scuole a settembre.
Se il precariato è una questione strutturale servono risposte strutturali. La soluzione si chiama doppio canale di reclutamento. Le assunzioni devono avvenire:
- 50 % tramite procedure concorsuali a cadenza regolare;
- 50% tramite l’istituzione di una graduatoria riservata a chi ha 3 anni di servizio nella scuola pubblica statale da mettere in coda alle GAE.
Bisogna cioè riconoscere il diritto alla stabilizzazione in relazione al servizio maturato da tutto il personale precario. Se siamo ritenuti idonei a fare le supplenze per anni, allora lo siamo anche per il ruolo.
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