E ADESSO CONTATECI!

9 Dicembre 2018

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Ci siamo ripetuti questa frase quando ci siamo riconosciuti comunità in lotta già alle 14.00, al concentramento del corteo in Piazza Statuto a Torino; ce lo siamo ripetuti mentre sfilavamo attraverso le strade del centro di una città che ha dimostrato ancora una volta tutta la sua contrarietà a quella grande opera inutile che è il tav, rivendicando contemporaneamente la messa in sicurezza dei territori, welfare diffuso per tutte e tutti, diritti e reddito. E inevitabilmente ce lo siamo ripetuti ancora una volta quando come una marea abbiamo lambito la soglia di Piazza Castello, increduli ingenuamente di quanto fossimo numerosi. Ingenuamente perché il movimento No Tav è vivo e vegeto e continua a essere protagonista dell’opposizione sociale di un Paese addormentato e incattivito; un Paese in cui le campagne elettorali si fanno sulla pelle dei più deboli e contro le decisioni dei lavoratori e delle lavoratrici, in barba ai grandi problemi reali del Paese, che sono i servizi pubblici insufficienti, la mancanza di sicurezza sul posto di lavoro ma anche nelle nostre strade, gli scarsi investimenti su istruzione pubblica e sanità, i disastri ambientali e l’ingiustizia sociale. E nel frattempo, mentre invadevamo la nostra Piazza Castello con decine di migliaia di manifestanti (70.000), il nostro pensiero correva alle altre comunità in lotta, dalla Sicilia no Muos alla Puglia No Tap, dalla Basilicata No Triv fino alla Marcia Mondiale per il clima a Padova. Nella stessa piazza dove per anni abbiamo concluso i nostri cortei e dove meno di un mese fa abbiamo visto i soliti comitati d’affari, mascherati da cittadini sì tav, blaterare di progresso e sviluppo, di rilancio dell’economia, di apertura dei cantieri: insomma, tutti specchietti per le allodole che il partito unico degli affari, del cemento e del Tav usa di volta in volta per abbindolarci. Ma il movimento no Tav esiste da trent’anni e ha resistito a tutti gli attacchi subiti, dall’oscuramento mediatico alla repressione, dai tribunali speciali alla disinformazione. Insomma, fermarci è impossibile. Noi come Cobas abbiamo preso parte ai momenti salienti di questo movimento di cui ci sentiamo orgogliosamente parte e anche oggi abbiamo voluto portare le nostre rivendicazioni in quella piazza, con una buona delegazione di un centinaio di compagne e compagni giunti da molti territori.

COBAS SCUOLA TORINO