Da tempo abbiamo preso atto di come la Commissione di garanzia, incaricata di “vigilare” sul rispetto della legge 146/1990 che regola l’effettuazione degli scioperi nelle strutture pubbliche e nei servizi, vada sovente oltre le proprie funzioni e tenda alla riscrittura delle “regole del gioco” in solipsistica autonomia. Ma con il comunicato di oggi, inviato a tutti i mass media nazionali e locali, la Commissione si è davvero superata, commettendo una grave scorrettezza soprattutto nei riguardi delle decine di migliaia di lavoratrici/tori che oggi hanno scioperato e manifestato contro l’inaccettabile sentenza del Consiglio di Stato (al cui proposito rimandiamo al nostro precedente comunicato). Nel comunicato, infatti, si dichiarano illegittime le modalità della convocazione COBAS, lasciando credere che per questo lo sciopero di oggi sia illegittimo, e risultando quindi una sorta di minaccia generalizzata alle maestre/i in lotta. Ma come stanno realmente le cose?
1) Le regole dello sciopero nella scuola prevedono che per convocare lo sciopero su temi contrattabili una organizzazione debba tentare una “conciliazione” con la controparte, di solito il MIUR, e che poi, in caso di fallimento della conciliazione, indica lo sciopero con almeno 15 giorni di anticipo. Questo per consentire all’Amministrazione di avvertire le scuole, gli studenti e le famiglie dello sciopero stesso e per organizzare il funzionamento della scuola e dei suoi “servizi”. 2) Lo sciopero dell’8 gennaio è stato convocato con larghissimo anticipo dal sindacato SAESE, che ha coperto gli scioperanti e l’informazione all’utenza assai prima dei tempi abituali, e il MIUR ha avvisato le scuole con altrettanto anticipo. I COBAS si sono limitati ad aderire a tale sciopero, aggiungendo che però invitavano a scioperare solamente i docenti della scuola dell’infanzia e della primaria (il SAESE lo aveva rivolto a tutti gli ordini di scuola) in lotta contro la sentenza succitata, e comunicando per correttezza tale adesione al MIUR 13 giorni prima dello sciopero, stante la sovrapposizione delle giornate di Natale e S.Stefano. 3) La Commissione ci ha contestato che così avremmo convocato una sorta di altro sciopero e ci ha invitato a rettificare la convocazione: cosa che abbiamo immediatamente fatto, comunicando la adesione allo sciopero SAESE, senza ulteriori distinzioni. Ora la Commissione insiste sul fatto che anche le adesioni vanno date almeno 15 giorni prima dello sciopero, contraddicendo platealmente la “ratio” della regola, che è stata imposta dal legislatore per avvertire in tempo l’utenza. Visto che, in questo caso, l’utenza è stata avvertita addirittura un mese prima dal SAESE, è evidente che la nostra adesione 15 o 13 giorni prima, non cambia nulla dal punto di vista delle comunicazioni.
In ogni caso, è inaccettabile che il contenzioso tra la Commissione e i COBAS, a cui vedremo quale seguito vorrà dare la Commissione stessa, appaia nel comunicato una messa in discussione della legittimità dello sciopero di oggi “tout court” che risulta abbondantemente coperto e con largo anticipo dal SAESE e a cui varie altre organizzazioni hanno aderito anche qualche giorno prima di noi. E comunque nulla da temere hanno le maestre/i che brillantemente oggi hanno segnato una grande giornata di lotta.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
8 gennaio 2018
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