Per chi vive al tempo della scuola-azienda praticare la libertà di insegnamento e rivendicare un approccio pedagogico emancipante può costare caro.
Ne sa qualcosa il professor Simone Zito che, per aver pubblicamente stigmatizzato su una pagina social le modalità alquanto irrituali e discutibili di un controllo antidroga svoltosi a novembre 2022 presso l’IIS Ferrari di Susa, è finito nel mirino della preside Anna Giaccone, reggente quest’anno anche del liceo Norberto Rosa, Dirigente Scolastica tra le più chiacchiarate della Valsusa insieme al suo entourage.
Al docente sono piombate addosso due segnalazioni all’Ufficio Scolastico e una denuncia per diffamazione da parte della Dirigente.
Il primo procedimento – direttamente legato alla presa di posizione pubblica a tutela di studenti e lavoratori della scuola – è stato archiviato senza che l’Ufficio Scolastico trovasse elementi sufficienti per formulare una qualche contestazione d’addebito.
Attorno a Zito nel frattempo si è creata una forte rete di solidarietà, in grado di mettere in discussione e incrinare l’apparente graniticità del “sistema Ferrari”; cosa probabilmente non gradita, visto che con il secondo castello accusatorio, si è alzato ulteriormente il tiro: al collega sono stati contestati comportamenti contrari ai principi deontologici del dipendente pubblico, in particolare l’utilizzo di un linguaggio irrispettoso e denigratorio verso altri lavoratori dell’amministrazione scolastica. Sono calunnie dalle quali il professore si è ben difeso e così anche questo secondo tentativo di mettere a tacere una voce di dissenso è naufragato. A fronte di accuse così gravi – che facevano addirittura paventare la possibilità della sospensione dal servizio – l’Ufficio Competente per i provvedimenti disciplinari dell’AT Torino si è limitato alla sanzione della “censura”, una misura che, a leggere tra le righe, è più che altro un messaggio alla Dirigente. Dai locali di via Coazze è come se dicessero: “per cortesia, non ci intasate gli Uffici con contestazioni fondate sul nulla”.
Tuttavia, come docenti e come organizzazioni sindacali, non possiamo accontentarci. Vogliamo che l’Ufficio Scolastico faccia luce sul “sistema-Ferrari”, una scuola da cui i docenti e il personale “non allineato” appena possono scappano via.
L’attacco agli organi collegiali, alla libertà di insegnamento e al senso profondo della scuola democratica e dialogante – prodotto dai decenni di riforme aziendalistiche dell’istruzione – trova la sua declinazione locale in gestioni autocratiche degli istituti come accade al Ferrari di Susa.
Non vogliamo più sanzioni che attaccano la libertà di insegnamento, non vogliamo più dirigenti che gestiscano le scuole come un feudo, è il momento di dire basta e ci mobiliteremo affinché ciò accada
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