Giovedì 10 novembre al Ferrari di Susa suona l’allarme antincendio e studenti e professori si dirigono verso il punto di raccolta. Ma dopo pochi minuti ci si accorge che non è una normale esercitazione: non vengono seguite le procedure corrette da parte del responsabile della sicurezza (per esempio non vi era alcun modulo di evacuazione nelle classi e difatti non viene chiesto di compilarlo) e in pochi minuti sono tutti costretti a rientrare, dopo però aver assistito all’arrivo di quattro volanti dei carabinieri con reparto cinofilo al seguito che fanno ingresso nel parcheggio. Da subito sorge il dubbio che tutto sia organizzato. Gli studenti vengono fatti rientrare e bloccati per un’ora e mezza nelle loro classi senza permettere a nessuno di uscire; intanto ai collaboratori scolastici e al personale amministrativo è chiesto di controllare il perimetro della scuola e i carabinieri si muovono per l’istituto controllando specifiche classi e solo certi allievi (perché?!). Si assiste a veri e propri atti di intimidazione da parte di personale amministrativo che svolgeva funzioni di sorveglianza nei corridoi (?!) nei confronti delle poche voci di dissenso o di chi faceva solo qualche domanda. Alcuni alunni fragili hanno delle crisi per paura dei cani o perché spaventati dalla concitazione, delle alunne si sentono male perché è vietato andare in bagno. Il giorno stesso un docente, che ha raccontato l’accaduto in un post su facebook, è stato convocato ad un incontro dove la dirigente, il vice preside, il DSGA e altre persone del suo staff amministrativo con minacce di querela lo invitano a ritrattare la versione dei fatti da lui fornita. Il giorno dopo inizia il divide et impera, i rappresentanti degli studenti sono tutti convocati per parlare della questione: la preside indica i carabinieri come unici responsabili dei fatti e, per rabbonire i ragazzi emette una circolare dove permette lori di fare l’intervallo senza limitazione di movimento. La cosa strana è che fino al giorno prima non si poteva neanche andare in bagno! Tutto documentato dalla circolare interna 40 del 13/10/2022, che alleghiamo, con la quale si comunicava agli allievi che “I servizi igienici resteranno chiusi durante le ore di lezione” e che “in caso di urgenze il docente, annotandosi il nome dell’alunno/a, orario di uscita e rientro, chiamerà il collaboratore scolastico il quale aprirà i servizi e attenderà in corridoio antistante l’uscita dello studente”.
Inoltre, il vicepreside, 4 giorni dopo l’accaduto, ha invitato a sottoscrivere un documento nel quale si chiedeva ai docenti di dissociarsi dalla versione dei fatti sostenuti dal professore denunciante. Da notare che ha appositamente creato delle griglie dove ogni docente doveva firmare accanto al proprio nome: delle vere e proprie liste di proscrizione! Ancora, il responsabile della sicurezza o chi per lui, sicuramente accortosi che l’esercitazione antincendio è avvenuta in barba a ogni protocollo o legge, solo quattro giorni dopo fa girare dei moduli di evacuazione che andrebbero compilati prima di entrare in classe. E ancora, la Preside chiede ad ogni collaboratore di fare delle relazioni che attestino che nessun discente si sia sentito male.
Concludendo, un solo post ha messo a nudo un bieco meccanismo ben oleato e collaudato. Un sistema di delazione, paura, illegalità e sopraffazione che ha fatto quadrato intorno alla preside ben consapevole ormai di averla fatta grossa. Questa è solo l’ultima delle vicende che interessano una scuola che ha subito numerose denunce e anche qualche condanna. Una scuola dove c’è un alto numero di docenti che se ne va a metà anno (da poco un docente ha lasciato dopo soli due mesi per le pressioni dirette e indirette) o viene “gentilmente” costretto ad andarsene da una preside imperatrice, un sistema dove i docenti vengono utilizzati come tappabuchi e il collegio docenti altro non è che un organo ratificatore degli sproloqui della dirigente. Una scuola in cui dirigente, vicepreside, parte della segreteria e alcuni collaboratori, contro ogni regola, hanno creato una rete di controllo asfissiante, arrogandosi anche competenze e mansioni non proprie. Una scuola dove gli studenti BES vengono spesso ammassati in classi pollaio. Una scuola dove si negano gite culturali ai propri studenti ma ci si fa in quattro per portare i discenti a vedere il Maurizio Costanzo show (a noi risultano 16 allievi e 12 insegnanti, uno strano viaggio d’istruzione). Una scuola in cui avviene una retata al mese, seminando angoscia e paura, che spesso non porta a nulla. Una scuola dove ci dicono che mobbing e bossing sono all’ordine del giorno.
Ci domandiamo allora: SI PUO’ DEFINIRE QUESTA UNA SCUOLA? Perché nel corso degli ultimi anni vi è stato un esodo di insegnanti dall’istituto? Perché molti lasciano l’incarico ben prima del termine del contratto?
PERCHE’ L’USR PERMETTE TUTTO QUESTO?!
Chiediamo che venga fatta chiarezza sugli avvenimenti descritti e che studenti e insegnanti possano finalmente tornare a esprimersi liberamente senza subire alcuna intimidazione.
Chiediamo che il Ferrari possa tornare ad essere un luogo di crescita e incontro e non un luogo in cui regna la paura!
Lo avevamo giù scritto sul primo comunicato: se non si farà chiarezza su questa incresciosa situazione, coinvolgeremo gli organismi politici e istituzionali competenti.
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