PER UNO SCIOPERO UNITARIO

16 Settembre 2017

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Il successo dello sciopero dei trasporti, indetto unitariamente il 16 giugno scorso dalle organizzazioni del sindacalismo conflittuale e alternativo, ha riconfermato quanto sia importante, al di là della pur persistente divisione organizzativa, l’unità d’azione in occasione di lotte specifiche o scioperi nazionali. Quando tale unità si realizza, si mette in atto un moltiplicatore di forze che mobilita una massa di lavoratori/trici ben più ampia di quella che è la somma delle forze promotrici. Seppure è vero che l’eccessivo “pluralismo” di sigle, assai spesso con programmi pressoché identici e addirittura con nomi che si copiano e si clonano all’inverosimile, sconcerta non poco i lavoratori/trici, essi/e giudicherebbero già un vistoso passo in avanti se si realizzasse l’unità d’azione tra tali strutture. Ed in tal senso risulta decisiva la scelta di date unitarie per lo svolgimento di azioni di sciopero a carattere nazionale, le quali, già di per sé difficili anche di fronte a convocazioni unitarie, appaiono velleitarie e autolesioniste quando si frantumano in più indizioni effettuate, in un breve lasso temporale,da sigle pressoché indistinguibili tra loro.

Dopo una trentina di anni dall’esplodere del “fenomeno” Cobas e la successiva diffusione in tutte le categorie di varie altre esperienze di organizzazioni di base, antagoniste al sistema e ostili alle linee programmatiche e al monopolio dei diritti e della rappresentanza da parte dei sindacati di Stato, dovrebbe oramai essere chiaro che nessuna reductio ad unum – attuata tentando di schiacciare le altre organizzazioni con una concorrenza iper-aziendalista, aggressiva e presuntuosa – è possibile. Tutti i tentativi egemonici degli ultimi anni sono falliti, provocando solo scissioni e il moltiplicarsi delle sigle, ed hanno ostacolato la cosa più realizzabile e più utile: una programmatica unità d’azione, la concretizzazione del noto aforisma: “marciamo pure separati, ma colpiamo uniti”.

Tale unità d’azione, a nostro avviso, non deve essere interpretata in maniera soffocante. Si può arrivare a giornate di lotta comune anche se non ci si ritrova sul 100% degli obiettivi. Certo, non ci si può andare con piattaforme contrapposte, ma è sbagliato e dannoso rinunciare ad azioni comuni solo perché non si è d’accordo su tutto. Bisogna prendere atto che molto spesso le differenze programmatiche discendono dalle diverse “rappresentanze” sociali delle singole organizzazioni: e che dunque ci vuole duttilità nel ricercare un’unità d’azione che consenta di includere temi e obiettivi che, pur non contrapposti, non collimino nella loro totalità. E analogo discorso va fatto sull’unità d’azione nelle iniziative di piazza. Scioperare nella stessa giornata non implica necessariamente manifestare tutti nello stesso modo e negli stessi luoghi. Laddove si riesca a fare, tanto di guadagnato. Ma quando questo debba provocare fratture, prevaricazioni o bracci di ferro sulle modalità di piazza, molto meglio articolare diverse iniziative che però non si contrappongano e non “si pestino i piedi” reciprocamente. Infine, ultimo argomento ma non in ordine di importanza, il rincorrersi a breve scadenza di date differenti di sciopero convocate da organizzazioni con sigle quasi identiche, viene utilizzato dal governo per imporre ulteriori provvedimenti repressivi sul diritto di sciopero e sulle libertà sindacali.

Dunque, per venire al qui ed ora, ci pare altamente auspicabile che la prossima scadenza di sciopero generale avvenga con la massima unità possibile tra i sindacati conflittuali e antagonisti, in primo luogo con la scelta di una data unica. Senza entrare nello specifico delle piattaforme di tale giornata – dando per scontata una ampia comunanza di obiettivi nella lotta contro il padronato e contro il governo – ci limitiamo a cercare di dare il nostro contributo per la realizzazione di una scelta unitaria. Un gruppo di organizzazioni ha già indetto, con larghissimo anticipo, una giornata di sciopero generale per il 27 ottobre. Una delle due organizzazioni più consistenti che non fa parte di tale “cartello”, cioè l’USB, è disposta a convocare anch’essa lo sciopero ma ha chiesto uno spostamento verso la metà di novembre. Per quel che riguarda l’altra organizzazione di significativa consistenza intercategoriale che non fa parte del “cartello”, e cioè noi COBAS, le date incluse tra l’ultima parte di ottobre e la prima di novembre, ci sembrano tutte accettabili: ma riteniamo opportuno che la scelta accolga, almeno in buona parte, la richiesta USB. Tenendo conto che, da parte del “cartello” 27 ottobre, è emersa – se lo scritto di Milani rappresenta una disponibilità generale – la possibilità di uno spostamento della data, ma non oltre i dieci giorni, ci pare che le distanze siano davvero minime. Infatti, stante che tradizionalmente si sciopera di venerdì, con uno spostamento non di 10 ma di 14 giorni, si arriverebbe a venerdì 10 novembre, data vicinissima alla USB. Ci sembra dunque che tale data potrebbe conciliare le diverse esigenze e realizzare una larghissima unità. Giudicate dunque voi (“cartello” del 27, USB, ma anche altre strutture che finora non si sono espresse) se questa può essere la mediazione più efficace e accettabile.

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