Gabriella ci ha lasciati oggi.
Vorremmo ringraziarla per ciò che è stata per noi e per tutte le sue battaglie.
La ricordiamo con le parole di Nicoletta Dosio:
Cara Gabriella,
è davvero singolare, forse improprio, scriverti una lettera ora che non la potrai leggere, ma mi sembra l’unico modo per parlare di te senza quella retorica e quei formalismi che tanto detestavi.
Tu, nata benestante, scegliesti di condividere la vita e l’impegno con l’altra parte, quella degli ultimi e degli sfruttati.
La tua lunga militanza , passata attraverso Lotta Continua, Democrazia proletaria, Il Circolo “eretico” di Rifondazione Comunista di Bussoleno, il tuo impegno sindacale che ti fece colonna portante dei Cobas, non si sono mai curati degli apparati, ma sempre delle esistenze invisibili, dei bisogni concreti, delle difficoltà dei più deboli e sfruttati, per i quali hai combattuto costantemente, con infinita tenacia.
Insieme a questa mia Valle che resiste, hai condiviso la storia almeno degli ultimi trentacinque anni.
Come dimenticare la rivista Primo piano che conducevi insieme a Pino Bertolino? Fin dagli anni ’80 e finché fu in grado di uscire, ospitò i nostri scritti di denuncia sulla grande mala opera autostradale Torino Bardonecchia, sul lavoro da schiavi alla cava Palli di Meana, sulla vicenda del megaelettrodotto Grand Ile-Moncenisio-Piossasco, sulle tappe dell’opposizione al TAV (il primo scritto risale alla fine anni ’80); e fu la nostra voce nella battaglia per una scuola pubblica, laica, democratica e formativa, per la quale tu, insegnante, ti battesti sempre.
Ma di te voglio ricordare anche i momenti di gioia, l’allegria delle partite a carte, sotto il pergolato della Credenza dopo i pranzi del Primo Maggio o a conclusione delle marce NO TAV.
Per festeggiare l’8 dicembre dell’anno scorso, volesti partecipare alla marcia, anche se stavi male. Ti accompagnammo in sedia a rotelle, da Susa a Venaus; mi colpì l’entusiasmo quasi fanciullesco di te che, circondata dai compagni più cari e fedeli, ammiravi i luoghi ammantati di boschi autunnali e dipanavi ricordi dei tanti appuntamenti valsusini cui non eri mai mancata.
Quella fu l’unica volta in cui non ti vidi scattare fotografie, ma essere fotografata: istantanee di te ne abbiamo poche, perché eri sempre tu a riprenderci ed a recapitare puntualmente a tutti ritratti che erano veri capolavori di immediatezza e di verità. Anche in questo tu non sceglievi i palchi, ma la strada, i volti senza nome, le storie di cui nessuno parla: non c’è uno di noi che non abbia un tuo ricordo, un’istantanea al corteo, o alle reti, o ai presidi, o in cucina alla Credenza.
La tua macchina fotografica l’ho rivista stamattina, nella stanza dove tu percorrevi gli ultimi tratti di una sentiero faticosissimo. Accanto a te c’era, come sempre Diego, il tuo compagno nell’impegno e nella vita, il tuo grande amore. Sugli scaffali alle pareti, centinaia di fascicoli, le storie delle lotte alle quali hai dedicato le tue cure e la tua esistenza.
Ad un certo punto, dalla finestra socchiusa si è affacciato un gattino, uno di quelli che tu nutrivi.
Quando Diego ci ha richiamati per dirci che era finita, ti ho immaginata fuggire da quel varco, libera e leggera, verso il cielo dove il sole era tornato a vincere i nuvoloni gonfi di pioggia; e dietro a te, in volo come uno stormo di uccelli migratori, le migliaia di volantini che instancabilmente scrivesti, sottraendo tempo al cibo e al sonno, per raccontare il conflitto, per dare voce a chi non ne ha.
Un abbraccio a Diego, a tutti i tuoi cari, alle compagne e ai compagni che ti hanno amata, che ora ti piangono e che ti ricorderanno sempre.
Nell’aurora del mondo che verrà, ai cancelli ci sarai ancora tu con noi, dolce e forte, Gabriella….