Nella Legge di (in)stabilità, grottesca “offerta” ai lavoratori/trici della scuola e del Pubblico impiego: dopo sei anni di blocco contrattuale, aumenti salariali di 8 euro (lordi) al mese Confermiamo per il 13 novembre lo sciopero della scuola, che vogliamo unitario come a maggio-giugno e con manifestazione nazionale, contro l’applicazione della legge 107 e per un consistente recupero salariale per docenti ed Ata

18 Ottobre 2015

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A proposito della Legge di (in)stabilità presentata ieri dal governo, i migliori commenti giornalistici sottolineano il clamoroso scarto tra le promesse di forte rilancio economico e di “manovra espansiva” fatte fino al giorno prima da Renzi e l’assenza concreta di investimenti nel lavoro, pensioni e servizi sociali, nonché i regali fatti (o promessi) ad imprenditori, commercianti e ceti ricchi (niente tasse manco su ville e castelli, riduzione ulteriore delle tasse sui profitti dal 2017, aumento dell’uso del contante ecc..). Ma, tranne pochi casi, è minimizzato l’aspetto più grottesco e beffardo della Legge: dopo sei anni di blocco contrattuale, a fronte di una perdita di almeno il 20% di salario (tra i 250 e i 300 euro) negli ultimi anni, ai lavoratori/trici della scuola e del restante Pubblico impiego viene “offerto” un aumento salariale medio di 8 euro (lordi) al mese.
Derisoria, poi, è anche la proposta che viene fatta ai lavoratori/trici prigionieri della Legge Fornero: non ci sarà alcun anticipo del pensionamento ma, se essi/e proprio lo desiderano, dopo i 63 anni potranno auto-dimezzarsi lo stipendio, già misero, lavorando in part-time. In aggiunta, la Legge impone il solito, insopportabile taglio alla Sanità e quello a strutture, servizi e posti di lavoro nella Pubblica Amministrazione, quell’impoverimento di altri 7 miliardi di euro celato sotto l’apparentemente tecnica definizione di “spending review” .Oltretutto, per quel che riguarda docenti ed Ata, come se non bastasse l’offensiva e demenziale mancetta offerta, il governo vorrebbe inserire nel rinnovo contrattuale tutto il peggio della Legge 107, sanzionandovi lo strapotere dei presidi-padroni che valutano, assumono e licenziano e i sedicenti “premi di merito” ai docenti più proni alle direttive dell’aziendalizzazione scolastica, chiudendo definitivamente la prigione costruita con l’insieme delle disastrose regole della cattiva scuola renziana, contro cui nelle scuole prosegue quotidianamente la resistenza e l’opposizione.
Ci sono dunque tutte le ragioni per confermare per il 13 novembre lo sciopero generale della scuola, al quale riteniamo che vada abbinata una manifestazione nazionale, alla quale invitare tutte le forze e strutture dei lavoratori/trici, degli studenti e dei cittadini che si battono contro l’applicazione della cattiva scuola renziana. Ribadiamo nel contempo l’invito, che finora non ha ricevuto risposte, ai Cinque sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) – con i quali abbiamo indetto e gestito i grandi scioperi del 5 maggio e degli scrutini – a promuovere lo sciopero di novembre unitariamente, e con pari dignità, per realizzare una partecipazione all’altezza di quelli estivi, contro l’applicazione della legge 107 e per consistenti aumenti salariali per docenti ed Ata, in netta opposizione alla insultante proposta governativa. E in preparazione dello sciopero, il 24 ottobre saremo in piazza nelle principali città, così come faranno anche i Cinque, seppur dobbiamo registrare con rammarico che, a causa dell’ostracismo messo in atto da alcune di tali organizzazioni nei nostri confronti, in molte regioni la mobilitazione non sarà unitaria.

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