Decisivi gli scioperi degli scrutini di questa settimana: il blocco corale di essi è l’arma migliore per battere il Ddl “cattiva scuola”, imporre il No al preside padrone e ai quiz, e l’assunzione stabile dei precari
Dalle ultime sue dichiarazioni sembrerebbe che Renzi abbia finalmente percepito gli schiaffoni elettorali affibbiatigli dal popolo della scuola pubblica e sospetti di aver fatto un bel po’ di errori nei suoi confronti. D’altra parte era impossibile anche per un Grande Imbonitore non prendere atto che la perdita di milioni di voti è dipesa in primo luogo dalle politiche neoliberiste del governo e in particolare dall’attacco sferrato stoltamente contro la scuola pubblica: un attacco così violento da aver provocato il 5 maggio il più grande e unitario sciopero generale di sempre, e poi i rilevantissimi scioperi contro i quiz Invalsi, da noi promossi, con la straordinaria partecipazione dei genitori (che hanno lasciato a casa i propri figli alle Elementari il 6 e il 7 maggio) e degli studenti il 12 maggio, che hanno annullato un terzo delle prove a base di indovinelli.
Solo che Renzi non pare ancora consapevole del grado di avversione dei lavoratori/trici rispetto alla catastrofica idea di consegnare le scuole a dei presidi-padroni secondo il pessimo modello aziendale alla Marchionne. E vorrebbe cavarsela lasciando ai presidi i superpoteri ma aggiungendovi una sorta di “clausola di sicurezza”, imponendo loro il cambio di scuola ogni sei anni: come se il problema fosse il grado di corruttibilità del preside e non la carica di per sé degradante e distruttiva dei superpoteri sull’intero funzionamento della collegialità scolastica. Da varie parti sentiamo crescere le speranze che il Ddl venga battuto in Senato dal voto delle opposizioni interne al PD. Come COBAS non abbiamo mai fatto gran conto sulle alchimie di Palazzo: ma siamo comunque convinti che l’arma davvero decisiva per bloccare il Ddl (ed imporre un decreto per l’assunzione stabile dei precari che da anni lavorano nella scuola) sia il successo plebiscitario dello sciopero degli scrutini nella settimana entrante. Nei giorni scorsi, di fronte alla sleale, e a nostro parere illegale, manovra di alcuni presidi che hanno convocato gli scrutini prima che le lezioni terminassero, lo sciopero è stato totale. Ma il test decisivo ci sarà a partire da domani, e noi siamo fiduciosi che lo sciopero supererà anche quello, già oceanico, del 5 maggio, bloccando almeno il 90% degli scrutini.
Ricordiamo che come COBAS abbiamo convocato lo sciopero degli scrutini (escludendo le classi “terminali”) l’8 e 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 per Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 per Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e il 12 per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana,Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e il 18 per l’Alto Adige. Ogni docente potrà scioperare la prima ora di ogni suo scrutinio e sarà sufficiente lo sciopero di un solo docente per farlo rinviare. La trattenuta sarà oraria. E poi, ci chiedono gli addetti all’informazione? Lo sciopero proseguirà anche dopo le date stabilite? Come COBAS abbiamo convocato gli scioperi rispettando gli strettissimi vincoli imposti dagli accordi tra i sindacati monopolisti e il governo nel 1999, pur considerandoli ingiusti ed antidemocratici. La decisione di andare oltre tali vincoli e sfidare una eventuale precettazione spetterà ai lavoratori/trici in lotta, che – riteniamo – decideranno in base alla sorte del Ddl al Senato. Ma innanzitutto va garantito che da domani la totalità (o la quasi totalità) degli scrutini vengano bloccati unitariamente e coralmente.
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