Renzi-Pirro, nella sua guerra totale contro il popolo della scuola, vince la prima battaglia, facendo strame della democrazia e della sedicente “opposizione” interna che vota a favore della fiducia o vigliaccamente esce dall’Aula
Ma come successe al proverbiale re dell’Epiro, lui e il suo PD pagheranno amaramente gli effetti della corale indignazione del mondo della scuola. In vista per loro batoste elettorali ancora più forti, mentre a settembre ogni scuola sarà una barricata contro il Ddl.
La mobilitazione non va in vacanza: proteste nei prossimi giorni in tante città e il 7 luglio, in occasione del voto finale alla Camera, manifestazione a Roma (P.Montecitorio, ore 17)
Come era purtroppo prevedibile, il ducetto Renzi ha imposto, con la forza e con le procedure più antidemocratiche della storia parlamentare del dopoguerra, la “fiducia” sul Ddl-cattiva scuola. Malgrado lo stesso Senato avesse votato l’anticostituzionalità della legge, la fiducia è stata concessa sul Ddl e su nove deleghe che intendono sconvolgere totalmente la scuola pubblica; né i brontolii di Grasso-Ponzio Pilato né quelli dell’invisibile (cfr.Crozza) Mattarella lo hanno minimamente frenato. E tantomeno lo ha fatto la sempre più grottesca e sedicente “opposizione” interna al PD che in massa ha votato a favore o, con somma ipocrisia, è uscita dall’Aula per non votare NO: come quello sventatamente sciagurato Corradino Mineo, che ha avuto non solo la faccia tosta di venire a vantarsene tra i manifestanti infuriati, ma che ha pure insultato i “sindacalisti” che lo hanno salvato dalla pur sacrosanta rabbia popolare.
Ma se è vero che, nella sua guerra totale contro il popolo della scuola pubblica, Renzi ha vinto la prima battaglia, la sua vittoria rimanda esemplarmente al proverbiale Pirro, che vinceva tante battaglie qua e là ma nel frattempo dissanguava e impoveriva il suo regno, l’Epiro, che alla fine crollò miseramente. Continua a sorprenderci, in tal senso, l’incredibile sottovalutazione dell’intreccio tra la grandiosa mobilitazione del popolo della scuola pubblica e i clamorosi e ripetuti tracolli elettorali del PD. Vista anche ieri la furia nelle piazze contro il PD, la speranza che il popolo della scuola pubblica dimentichi l’ignobile misfatto della “cattiva scuola” è pura follia: quei protagonisti dell’istruzione pubblica, collegati ad un vastissimo “indotto” sociale che ha sempre votato in larga maggioranza per il centrosinistra e che hanno già punito drasticamente il PD togliendogli un paio di milioni di voti nelle recenti elezioni, lo faranno ancora più nettamente nelle prossime, e nel frattempo provocheranno un ulteriore crollo dei consensi per Renzi e il PD.
Ma soprattutto Renzi-Pirro dovrà affrontare ben altro tipo di scontro da settembre in poi: si passerà dalla battaglia campale ad un conflitto di “guerriglia vietnamita”, ovviamente non-violenta ma altrettanto pervasiva, diffusa, continua e logorante per i corifei della scuola-azienda: ogni scuola costituirà una barricata contro l’applicazione del Ddl. I docenti non accetteranno mai di perdere la libertà di insegnamento, di essere assunti e licenziati da un preside-padrone che dovrebbe sceglierli follemente da Albi di migliaia di persone, di essere premiati o puniti da un “gran Giurì” composto dallo stesso “padrone”, da alcuni colleghi, più uno studente e un genitore (o due genitori) che nulla sanno per valutarli, e che instaurerebbero un potere assoluto, alla Marchionne, in ogni istituto. Si romperà ogni collegialità, lo scontro interno diverrà la norma quotidiana, il preside-padrone dovrà affrontare non solo l’ostilità dei non-premiati ma dotarsi anche di un buon ufficio legale.
Comunque, qui ed ora, la protesta non va in vacanza. Iniziative di lotta si svolgeranno nei prossimi giorni in tutta Italia, con Palermo in primo piano, che accoglierà oggi e domani ,come meritano, Giannini e Faraone in tournée. E in occasione del voto finale alla Camera, il 7 luglio manifesteremo, insieme alle scuole, alle RSU e agli altri sindacati, a P.Montecitorio (ore 17) per esprimere ancora una volta, e con ancora maggior forza, la nostra indignazione e rabbia contro la sciagurata arroganza governativa.
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