Perché gli altri sindacati, oltre alla Cgil, non ricordano ad Alesse le “regole del gioco” che proprio loro hanno firmato?
E il Cattivo Maestro Renzi riesuma la leggenda del ’68 che imponeva il “6 politico”
Presidente Alesse (della Autorità di garanzia sugli scioperi) a che gioco sta giocando? Sabato, ha dichiarato: “Chi si muove fuori dalle regole danneggia solo studenti e famiglie e a loro dovrà spiegare le ragioni di un blocco illegale degli scrutini. Userò il massimo rigore!”, lasciando intendere che il nostro sciopero fosse illegale e provocando una sfilza di titoli giornalistici di questo tenore. Ma poteva essere una dichiarazione a “caldo”, non avendo tra le mani la nostra indizione formale dello sciopero ma solo il nostro comunicato, pur inequivocabile. Ma ieri, “a freddo”, ha fatto nella sua intervista al Corriere della Sera una dichiarazione davvero sbalorditiva: “Per quanto riguarda gli scioperi nella scuola, c’è l’accordo del 1999, sottoscritto da tutte le principali sigle sindacali, che vieta categoricamente la proclamazione di scioperi in concomitanza con le giornate in cui si effettuano gli scrutini finali”. Diavolo, Alesse, non riusciamo a credere che davvero non conosca, né si sia andato a rileggere quell’Accordo. Che qui, dunque, siamo indotti a ricordare a lei e a tutti i giornalisti affinché informino i cittadini/e su come stanno le cose. Ecco il brano tratto dall’Accordo, attualmente in vigore, allegato al Contratto nazionale di lavoro sottoscritto il 25 maggio 1999 da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda: “Gli scioperi proclamati e concomitanti con le giornate nelle quali è prevista l’effettuazione degli scrutini finali non devono differirne la conclusione nei soli casi in cui il compimento dell’attività valutativa sia propedeutico allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione. Negli altri casi i predetti scioperi non devono comunque comportare un differimento delle operazioni di scrutinio superiore a 5 giorni rispetto alla scadenza programmata della conclusione”. Chiarissimo, no? Si può scioperare a patto di non bloccare gli scrutini delle classi “terminali” dei cicli di istruzione: e noi abbiamo escluso dallo sciopero tali scrutini; non si può differire la conclusione degli scrutini per più di 5 giorni e noi abbiamo convocato lo sciopero per 2 giorni. Limpidissima la legalità, non le pare Alesse? Ed ora, preso atto di come stanno le cose, interverrà con la stessa tempestività ed estensione mediatica per smentire la presunta illegalità del nostro sciopero? E lo faranno tutti quei mezzi di informazione che avrebbero potuto documentarsi ed arrivare alle stesse nostre conclusioni?
Una domanda, però, la rivolgiamo anche agli altri sindacati che, insieme a noi, hanno indetto lo sciopero del 5 maggio. Possiamo capire che abbiate bisogno di tempo per decidere se convocare lo sciopero pure voi, anche se ne parlate da settimane e sappiate che prima della fine dell’anno non ci sono altre forme di lotta possibile nelle scuole. Ma perché, unica eccezione la Cgil, non avete replicato ad Alesse e dato la corretta interpretazione di un Accordo che porta le vostre firme? Rinunciate persino a questa, residua, arma di lotta dopo che ce ne sono state sottratte quasi tutte? Il danno che ne verrebbe non colpirebbe solo i COBAS ma tutti i docenti ed Ata, non vi pare?
Infine, qualcosa anche per il Cattivo Maestro Renzi. Non siamo noi “a giocare con la pelle dei ragazzi”, ma è il tuo governo, cercando di imporre la cattiva scuola del preside-padrone (a tua immagine, di premier-padrone). Noi stiamo cercando, lealmente (abbiamo respinto ad esempio ogni scappatoia del tipo “diamoci malati agli scrutini”), di bloccare una legge sciagurata che non solo la stragrande maggioranza dei lavoratori/trici della scuola respinge, ma anche tantissimi genitori e studenti, gli stessi che hanno impedito in prima persona, e persino più dei docenti COBAS, di effettuare gli insulsi e umilianti quiz Invalsi. E pensare che centinaia di migliaia di genitori e di studenti siamo stati “plagiati” o “strumentalizzati” dai COBAS dimostra la tua e vostra (Giannini e Faraone in primis) distanza dalla realtà della scuola. Nonché la distanza da quel ’68 che citi a sproposito. Che i “sessantottini” volessero il “6 politico” è una leggenda!. Perché le leadership dell’epoca amavano la cultura e la scuola (anche se la ritenevano classista) ed erano assai più preparati e “acculturati” della stragrande maggioranza dei politici delle ultime generazioni, compresa la tua. E non avrebbero mai potuto chiedere o accettare un presunto “6 politico”, perché in genere avevano la media dell’8!
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