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Alquanto penosa la esposizione dei dati relativi all’andamento dei rendimenti per l’ultimo anno dei due comparti. Le stime di futuri rendimenti si avvicinano il più possibile alla realtà solo se analizzano i dati in tempi lunghi, e sono comunque aleatorie o false, quando si prevede un andamento in crescita costante, ignorando i periodi di crisi, le quali sono spesso cicliche, e possono essere molto penalizzanti per chi avesse la sfortuna di trovarsi proprio in un periodo di crisi nella fase di uscita dal lavoro e di calcolo delle sue spettanze. L’andamento di un solo anno non ha alcun senso, se non truffaldino, per un lavoratore il cui risparmio è finalizzato alla pensione.
La lettera del Fondo Espero dice che nell’anno 2012 il comparto CRESCITA ha avuto un rendimento del 7,26%, e il comparto GARANZIA ha avuto un rendimento del 6,89%. Mentre il rendimento del TFR ha raggiunto il 2,9%.
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Si può facilmente replicare che nell’anno 2011 (l’anno precedente) il rendimento lordo del comparto CRESCITA è stato dello 0,33%, il rendimento lordo del comparto GARANZIA è stato dello 0,25%. Mentre il rendimento netto del TFR è stato del 3,45 %. E’ evidente che il solo uso di questo dato che fornisce un’informazione tanto parziale quanto incompleta deve allarmare i lavoratori circa l’intento truffaldino che essa manifesta
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Sarebbe un dovere stringente ed obbligatorio quello di confrontare sempre i dati relativi ai rendimenti dei fondi con il rendimento del TFR, anche perché molti aderenti hanno dovuto devolvere “obbligatoriamente” il loro TFR al fondo Espero o a seguito dell’adesione forzosa a causa della clausola del silenzio assenso, e potrebbero così seguire l’andamento, certamente più sicuro e garantito del TFR, ma anche più redditizio in questi anni.
Serie storica dei rendimenti (Val. percentuali) |
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Anni |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
Fondi Pensione Negoziali |
– 6,3 |
8,5 |
3,0 |
0,1 |
8,2 |
Trattamento Fine Rapporto TFR |
2,7 |
2,0 |
2,6 |
3,5 |
2,9 |
Fonte: COVIP- Relazione 2012, pag, 197 |
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Nella lettera quando si riferiscono di rendimenti son si distingue mai tra netto e lordo. Invece, tra netto e lordo c’è una differenza enorme. La più evidente è quella che il rendimento del TFR è sempre quello netto, mentre i rendimenti dei Fondi pensione sono al lordo degli oneri di gestione (finanziaria ed amministrativa). Espero rivendica il costo del servizio allo 0, 2% sui 35 anni, che corrisponde all’ISC (Indice Sintetico dei Costi) rilevato dalla COVIP per tutti i fondi pensione negoziali. Ma la stessa lettera non si preoccupa di informare che l’ISC è un Indice sintetico che non rappresenta TUTTI i costi ed alcuni restano fuori dall’Indice.
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Inoltre questi costi hanno un peso decrescente rispetto agli anni di iscrizione, la lettera, infatti, parla di costi allo 0,2 % per un aderente da 35 anni (mentre la COVIP registra l’importo dei costi a 35 anni per i Fondo Espero a 0,26), ma non dice che il costo per i primi anni comincia dal valore dello 0,81/0,82%.
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Ma soprattutto Espero non dice quello di cui la COVIP avverte:
“Particolare attenzione va inoltre dedicata ai costi, tendenzialmente stabili nel tempo, in quanto essi hanno un’incidenza rilevante sull’ammontare della prestazione finale: su un periodo di partecipazione di 35 anni, un minor costo annuo dell’1 per cento si traduce in una prestazione finale più alta del 18-20 per cento.” (dal Sito Ufficiale della COVIP)
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La lettera del Fondo Espero, legittimo d’altronde nella propaganda, non da ragione di quanto succede nel contesto finanziario più prossimo e meno prossimo. Per esempio non informa che nel 2008 i fondi negoziali sono andati sotto complessivamente del – 6,3% che nel 2011 hanno avuto complessivamente un rendimento dello 0,1 % a fronte rispettivamente di un rendimento netto del TFR del 3,5% e del 3,45%.
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La lettera del Fondo nemmeno dice che nell’ultima bozza contrattuale per il contratto 2010-2012 (mai fatto) la CGIL chiedeva aiuto al governo per un ulteriore intervento a favore di Espero con un aumento dello 0,5% di contributo datoriale a carattere permanente e di un aumento di un ulteriore 1% per i primi 12 mesi di iscrizione (cosiddetto specchietto per le allodole). Operazione che avrebbe comportato una spesa di qualche centinaio di milioni che sarebbero stati sottratti alle risorse contrattuali dei lavoratori della scuola tutti, per essere devolute a quell’8% di fedeli aderenti la fondo, ma noi sosteniamo che in realtà sarebbero state devolute in primis al mercato finanziario.
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I costi dello stato rispetto al sostentamento ai fondi pensione non sono solo quelli contrattuali per i lavoratori dipendenti della P.A.. Gli aderenti alle forme di pensione complementare sono protagonisti di una erosione fiscale di tutto rispetto. La tassazione dei rendimenti dei fondi pensione è dell’11% rispetto alla generalità del 20%. Questa erosine costa allo stato la non modica cifra di 144 milioni l’anno di mancate entrate.
La deducibilità di un importo fino ai 5.400 euro annui dalle tasse dirette per i contributi a forme pensionistiche volontarie costa allo stato ben 456 milioni l’anno. Si tratta di due forme di erosione fiscale che viene pagata dai lavoratori indirettamente attraverso la fiscalità generale. (MEF, Gruppo di lavoro sull’erosione fiscale –Relazione finale)
Forse i governi sono disposti ad un esborso purché i pensionati diventino dei questuanti piuttosto che restare cittadini che esercitano diritti.
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L’inganno più grave contenuto nella lettera è quello del senso di sicurezza che si cerca di trasmettere con il tono e persino con le parole (Beneficerà, Usufruirà, Crescita, Sicurezza), per nascondere il carattere aleatorio di un prodotto finanziario che di certo ha un solo elemento: la dipendenza dal mercato finanziario.
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La pratica, l’esercizio, la gestione, dei Fondi Pensione privatistici da parte di sindacati e parti datoriali (o amministrazioni) è, a nostro parere, in aperto conflitto d’interessi con chi dovrebbe difendere la causa dei lavoratori dipendenti ai quali interessa esclusivamente una pensione pubblica, a ripartizione, retributiva e indicizzata che sola può assicurare prestazioni pensionistiche definite, e benessere per il Paese, mentre i fondi pensioni l’unica cosa definita che propongono sono le contribuzioni a carico dei lavoratori, e laute rendite per il mercato finanziario.
L’ORDINE DI GRANDEZZA SULL’IMPORTO DELLA PENSIONE INTEGRATIVA
Un ragionamento da ignoranti:
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Se dalla sua nascita, 10 anni fa, il Fondo pensioni Espero ha accumulato un patrimonio di 515 milioni di euro (fonte Covip).
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Se gli aderenti ad oggi sono 98.000 (fonte Covip).
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La conseguenza è che ciascun aderente ha, in media, cumulato 5.247 euro di patrimonio.
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Se un aderente, medio, con un patrimonio cumulato in 10 anni ha postato 5.247€ compreso “l’elevatissimo rendimento ottenuto” con il trascorrere degli anni.
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Se come augurabile questo aderente medio, vivrà da pensionato almeno 21 anni, l’ordine di grandezza della sua pensione annua sarà di 249 euro l’anno.
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Se il regime non cambia il pagamento delle pensioni, i 249 euro l’anno corrisponderanno a 19,2 euro al mese.
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Se il lavoratore medio è fortunato, o meglio arcifortunato, e riesce a lavorare e versare al Fondo Espero il suo contributo per 40 anni, con la stessa intensità del precedente decennio, alla fine avrà accantonato un monte pensionistico 20.988 euro complessivi, che saranno la base di calcolo per l’importo della sua pensione.
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Allora alla fine di 40 anni di sudati pagamenti il Fondo Espero, con il generoso contributo da parte dell’amministrazione e soprattutto del munifico aiuto del mercato finanziario … se proprio gli dice bene… potrà godersi una pensione annua di 1.049€.
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Se poi vuoi sapere a quell’aderente, medio, quanto spetterà di pensione al mese, il risultato sarà dell’ordine di grandezza di ben 80,7 euro al mese.
SCIALI CHI PUO’ CON IL FONDO ESPERO
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11 comments on “FONDO ESPERO Risposta dei Pensionati Cobas alla lettera inviata da MIUR/Fondo Espero”
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