La revoca dello sciopero del 24 da parte di Cisl, Uil, Snals e Gilda dimostra che questi sindacati non avevano mai pensato sul serio di condurre una lotta contro la politica scolastica del governo, cercando semplicemente, con la simulazione dello sciopero, di cavalcare la forte protesta di studenti e lavoratori/trici della scuola di queste settimane. I quattro sindacati non hanno voluto tener conto della grande importanza delle mobilitazioni in atto e in particolare di quelle del 14 novembre in tutta Italia, quando centinaia di migliaia di studenti, docenti ed Ata hanno segnato con la loro massiccia presenza lo sciopero generale e i cortei che abbiamo organizzato con gli studenti in 30 città. In tale giornata grande rilievo ovunque ha avuto la protesta del popolo della scuola pubblica contro l’intera politica scolastica del governo: e non solo contro il folle aumento dell’orario frontale nelle medie e superiori, ma anche in opposizione all’impoverimento dell’istruzione pubblica, all’espulsione e al concorsaccio dei precari, alla deportazione degli insegnanti “inidonei”, al blocco di contratti e scatti di anzianità, alla legge Aprea-Ghizzoni. E’ vero che il governo, per cercare di placare la protesta, ha fatto marcia indietro sull’assurdo aumento orario per i docenti: il ché dimostra che solo la lotta ampia, unitaria e costante paga. Ma di certo il movimento di protesta non può fermarsi qui, perché: 1) la legge di in-stabilità prevede comunque altri tagli di finanziamenti, posti di lavoro, istituti e classi, mentre continua il generoso finanziamento della scuola privata (223 milioni ad essa nella legge); 2) permane il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità, forse fino al 2016; l’accordo firmato oggi al MIUR da Cisl, Uil, Snals e Gilda non sblocca affatto gli scatti ma ne compensa, data l’esiguità della somma stanziata, solo una piccola parte, per un anno, e per giunta imponendo l’accettazione dell’accordo sulla produttività firmato a livello nazionale e per tutte le categorie da Cisl e Uil, che impone il legame tra aumenti salariali di qualsiasi tipo e “produttività”; 3) prosegue l’espulsione dei precari, per i quali è confermato il concorsaccio, così come la deportazione degli “inidonei” e il conseguente licenziamento di migliaia di Ata precari, la mancata assunzione in ruolo dei collaboratori scolastici e il non-rinnovo del “salva-precari”; 4) avanza la legge Aprea-Ghizzoni, approvata in Commissione Cultura della Camera da PD, PdL e Terzo Polo, che mette le scuole nelle mani di Consigli “di amministrazione” con presenze e finanziamenti di aziende e di privati, abolisce gli organi di democrazia interna, impone la scuola-quiz degli indovinelli Invalsi e lo strapotere dei presidi. Insomma, la politica scolastica governativa, in continuità con quella dei precedenti ministri dell’Istruzione, vuole imporre una scuola-miseria con tagli permanenti e finanziamenti ridicoli, e una scuola-quiz con i grotteschi indovinelli dell’Invalsi per valutare istituti, docenti e studenti e per sfornare una massa di giovani precari sottomessi alle imposizioni dei gruppi industriali e finanziari e delle caste politiche e manageriali, che hanno provocato la gravissima crisi che affligge dal 2008 l’Italia e l’Europa,
Dunque è impensabile qualsiasi revoca delle iniziative di lotta: e i COBAS confermano, come ha fatto anche la Cgil, lo sciopero del 24. Nel contempo, preso atto della nuova situazione, proponiamo alla Cgil e agli studenti in lotta di organizzare, oltre alle manifestazioni a Roma, anche, ove possibile nei tempi ristretti, iniziative unitarie a livello cittadino per invertire radicalmente la rotta governativa che porta all’immiserimento continuo della scuola e alla sua completa dequalificazione.
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